Nonostante Matteo Salvini parli di unità del partito, la giornata, in casa Lega, era iniziata con la fuoriuscita dal partito dell’euro deputata Francesca Donato che affidava ai social il suo abbandono con queste parole : “Dopo una lunghissima e approfondita riflessione, sono giunta alla sofferta decisione di uscire dal partito nel quale sono stata eletta. La mia scelta – puntualizza – è maturata dopo mesi in cui i valori in cui credo fermamente, quelli dell’uguaglianza, della libertà individuale e della dignità umana, sono stati sempre più calpestati dai provvedimenti presi dal governo Draghi di cui la Lega fa parte. Nonostante le rassicurazioni e le battaglie interne del nostro leader, sono passati decreti liberticidi e discriminatori che a mio avviso sono incompatibili con i principi fondamentali del nostro ordinamento.”

“Preso atto – conclude – della scelta del segretario di permanere in questo governo qualunque atto esso compia, assunta anche in considerazione della volontà in tal senso prevalente dei ministri e governatori della Lega”.

Non si sono fatte attendere le risposte alla Donato da parte di alcuni alti esponenti del partito.

Il primo è stato il governatore Massimiliano Fedriga che, a radio Capital, nella trasmissione The breakfast club, ha detto : “Non dobbiamo tradurre anche l’epidemia in una lotta tra bande. Dobbiamo convincere i cittadini a vaccinarsi, ma senza condannare chi ha paura altrimenti rischiamo di schiacciarlo verso la parte no vax. Nel primo partito d’Italia è normale che ci siano correnti diverse, ma dentro la Lega non c’è spazio per i no vax.

A stretto giro di posta anche la risposta di Marco Zanni, presidente del gruppo “Identità e Democrazia” al Parlamento Europeo, congiuntamente al capo delegazione della Lega Marco Campomenosi : “Fare parte di un partito significa fare gioco di squadra: quando prevalgono i personalismi e le divergenze sono insanabili, bene che le strade si dividano. Proseguiamo il nostro lavoro e non diamo adito alle polemiche di chi, dopo aver messo in cattiva luce la Lega per giustificare il suo abbandono, getta discredito sui colleghi. Nel nostro gruppo non c’è spazio per chi agisce in questo modo“.

Non bastasse questo teremoto, si aggiunge nel pomeriggio, durante la richiesta della fiducia da parte del governo sul decreto Green pass del 6 agosto, il mistero sull’assenza di circa il 40% dei deputati leghisti alla votazione.

I rumors parlano di nervi tesi e di una prima resa dei conti tra i Salviniani e i “governisti” guidati dal ministro Giancarlo Giorgetti, se poi sia anche il preludio ad una più profonda spaccatura è un pensiero decisamente prematuro.